L’espressione “relazione d’aiuto” è un modo delicato per indicare un intervento di supporto allo sviluppo del sé, alla comprensione delle proprie motivazioni e predilezioni. La parola “aiuto”, inclusa nell’ espressione “relazione d’aiuto”, assume un significato pedagogico: indica l’impegno profuso da colui che reca aiuto per sviluppare nell’altro la consapevolezza di sé ed emanciparlo dai condizionamenti che lo rendevano prigioniero delle aspettative degli altri. L’aiuto si orienta in direzione della crescita e dell’autonomia dell’altro. Nella scelta di quest’espressione è implicita una contestazione dei metodi eterodiretti e bidirezionali che procedono unilateralmente dal terapeuta al paziente (o dall’insegnante allo studente) e rischiano di risolversi in manipolazioni del soggetto o imposizioni di diagnosi e di dogmi che il soggetto è costretto ad accettare dall’esterno. Un insegnante può essere colto, un terapeuta preparato, ma la riuscita della terapia, dell’insegnamento, ecc. dipende dalla qualità del rapporto instaurato con gli interlocutori più che dal bagaglio tecnico-conoscitivo.
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